Ma tu, che lavoro fai?…

Il lavoro che cos’è?
Nel dizionario ne troviamo diverse definizioni. Ad esempio : “Il lavoro è l’applicazione di una energia (umana, animale o meccanica) al conseguimento di un fine determinato.” Oppure questa: “il lavoro è l’attività produttiva, dal punto di vista economico, giuridico, sindacale, intesa anche come fonte di reddito individuale o comunitario.”

Mi interessano entrambe le definizioni, anche se apparentemente banali.

Della prima, mi convince il riferimento all’energia. Chi come me lavora a contatto con le persone, vive soprattutto il lavoro come scambio energetico. Non ci può essere la trasmissione di alcun sapere formativo o di un qualche cambiamento nelle situazioni, se non c’è una relazione dalla quale partire. La relazione, anche quando è formale ed asimmetrica, parte spesso da una stretta di mani e da uno scambio di sguardi, oppure (se non ci si può vedere), da un tono di voce sentito al telefono.
Penso, mentre sto scrivendo, soprattutto a quello che percepiamo stringendo una mano: morbida, rigida, fredda, tiepida… quante cose una persona può comunicare attraverso la sua stretta di mano!
Ma diffido dai decaloghi in Internet del tipo “Dimmi come il tuo interlocutore ti stringe la mano e ti dirò chi è”…
Ho incontrato tante persone in tutti questi anni di lavoro e spesso mi è capitato che la prima stretta fosse fuorviante. Quando incontriamo una persona per la prima volta, non sappiamo nulla di lei/lui, e viceversa.
Molte persone possono essere intimorite dal nuovo incontro, altre decidere di mostrarsi più “dure” e impenetrabili di quanto non siano veramente… I bambini poi… loro fanno ancora più fatica degli adulti a celare la loro timidezza o agitazione.
La loro mano sfuggente, a volte data senza nemmeno stringere la tua, altre volte gelida, oppure sudata…è già un messaggio: “Ho paura, non so bene di cosa”.

Con il tempo, dopo che ci si è incontrati un po’ di volte consecutive, dopo che si è instaurato un clima di fiducia, quella stretta di solito cambia, sia fra adulti, sia fra educatori e bambini. È la relazione che cambia, e dunque anche il modo in cui noi ci esprimiamo attraverso quel gesto così semplice e allo stesso tempo così “compromettente”.
Dopo un po’ di tempo che conosciamo le persone con le quali lavoriamo, l’energia fluisce meglio tra una persona e l’altra e la mano è più “morbida” e meno surriscaldata/gelida.

Venendo alla seconda definizione, più “tecnica”, del lavoro come attività produttiva, mi viene da aggiungere che il lavoro di chi svolge professioni educative, è la base di tante altre possibili attività e produce beni immateriali di prima necessità.
Cosa facciamo noi che lavoriamo nella relazione di aiuto?
Prima di tutto, coltiviamo relazioni e in secondo luogo perseguiamo cambiamenti continui, anche piccoli, nella vita delle persone che incontriamo. Qual è il nostro guadagno? Sicuramente anche il nostro guadagno va molto oltre gli aspetti economici in senso stretto (anche se ovviamente anche noi veniamo remunerati, come tutte le persone che lavorano).

Noi forse siamo tra i più ricchi: ci portiamo a casa ogni giorno cose non si possono comprare: le storie che ci vengono raccontate dai genitori, i progressi dei nostri alunni, la loro fiducia, il loro affetto.
Scambiare energia umana ci riempie la vita e spesso il motivo principale per il quale ci dedichiamo con passione a questo lavoro e a tutto ciò che sta dietro le quinte (formazione continua, studio, sedute di supervisione… ad esempio), è proprio questo.

Buon lavoro a tutti!

Dott.ssa Cristina Franceschini

 

Torna al Blog