Media e professione: come comunicare sui social

Sono sempre più numerosi i professori, i docenti, gli insegnati e addirittura i maestri e le maestre che comunicano attraverso i social, creando contenuti per gli studenti; insomma che tengono delle vere e proprie lezioni virtuali. I nomi sono ormai famosi e i volti virali. Ma questo fenomeno racconta come i social stiano sempre più diventando uno strumento di apprendimento, se usati nel modo giusto.

Di LAURA DE BORTOLI

 

Sono sempre più numerosi i professori, i docenti, gli insegnati e addirittura i maestri e le maestre che comunicano attraverso i social, creando contenuti per gli studenti; insomma che tengono delle vere e proprie lezioni virtuali. I nomi sono ormai famosi e i volti virali. Ma questo fenomeno racconta come i social stiano sempre più diventando uno strumento di apprendimento, se usati nel modo giusto.

Attenzione: includo tra i social anche i podcast e lo faccio perché stanno crescendo non soltanto i fruitori, ma anche i content creator che depositano il loro sapere “a puntate” e che lo mettono a disposizione di chiunque e nel momento in cui l’utente lo desidera.

Fatta questa considerazione, essendo questa una rivista fatta da Tutor e per i Tutor, che per loro natura sono insegnanti (cioè coloro che in latino lasciano il segno nel cuore e nella mente di chi li ascolta), ritengo sia fondamentale che questo “segno” venga lasciato anche usando gli strumenti tanto cari ai nostri giovani: i social e per farlo è importante usare il linguaggio corretto.

Prima di tutto SCEGLIETE COSA COMUNICARE. Qual è la vostra competenza? A quale audience vi rivolgete? Ogni social ha un proprio linguaggio specifico; se cambio # o @ a seconda del social non ottengo lo stesso risultato. La regola invertendo l’ordine degli addendi il risultato non cambia, in questo caso non vale. Quindi in base a quello che volete dire, scegliete il canale più appropriato soprattutto in base al PUBBLICO CHE VOLETE RAGGIUNGERE. Ormai è cosa nota che i giovani under 30 non siano su Facebook, ma a volte un tutor si rivolge anche a un professionista più adulto o a un giovane che dovrà relazionarsi con un team di adulti. Quindi fare qualche ricerca in rete per capire come “parlano” le persone alle quali ci si rivolge è una buona strategia.

Si chiama TONO DI VOCE e caratterizza chi parla. Gli insegnanti influencer (che lo sono diventati, non sono nati tali) sono riconoscibili perché hanno una propria personalità social: siamo ciò che scriviamo. Quindi copiare lo stile di altri è inutile se non contro producente. Per essere credibili bisogna essere autentici, personali e usare le parole giuste. Intanto è consigliabile usare un linguaggio semplice: chiunque può leggervi, perciò se un concetto può essere spiegato in modo chiaro e con poche parole, fatelo! Attenzione a non confondere @ con #, menzioni con citazioni, tag con hashtag. Ci sono molti glossari utili on line. L’università degli Studi di Milano ne ha stilato uno facilmente consultabile qui e che può chiarire alcuni dubbi.

Un altro aiuto alla comunicazione sono le IMMAGINI. Sui social hanno un potere enorme, alla stregua di un cartellone pubblicitario. Catturano l’attenzione e a volte sono in grado di catalizzare il messaggio. Ormai anche siti professionali come LinkedIn le usano prepotentemente.

 

Durante la raccolta di materiale di questo primo numero della rivista abbiamo chiesto ai tutor-giornalisti di corredare i propri articoli con una o più immagini. Sono più potenti delle parole, ma anche più dirette. Se vi mancano le parole social per esprimere un concetto, cercate un’immagine.

Oltre a ciò che si dovrebbe fare per comunicare in modo efficace, ci sono anche piccoli suggerimenti su ciò che è meglio evitare se non si è comunicatori esperti, come affidarsi ciecamente all’Intelligenza Artificiale. È pur sempre un algoritmo e non sempre capisce quello che vogliamo comunicare all’esterno.

Un esempio: tempo fa mi sono affidata ad un programma di A.I. per realizzare un’infografica che celebrasse la festa della donna. Tra i parametri ho inserito varie età delle figure femminili, varie etnie e razze, la presenza di persone giovani e persone anziane e la necessità di colori di pelle differenti, così come simboli che raccontassero religioni diverse. Volevo un’immagine multietnica che tenesse conto del periodo di vita delle donne, dall’adolescenza alla senilità. Tutto bene, salvo che una delle donne ritratte in questo quadro con molte figure femminili diverse, aveva il volto di una bambina piccola e il seno prorompente di un’adulta. Un’aberrazione insensata e decisamente inadeguata considerato il messaggio che volevo trasmettere. Lo stesso vale per i testi: attenzione a non spersonalizzare il vostro contenuto con una produzione magari inattaccabile lessicalmente, ma schematica, fredda e robotica. L’intelligenza artificiale va usata con consapevolezza e responsabilità. Buon post a tutti!

 

Presentazione

Giornalista professionista dal 2004, mi occupo di comunicazione social, uffici stampa e relazioni esterne per eventi. Ho collaborato con la Stampa, Torino Sette, Il Sole Nord Ovest e Vanity Fair. Laureata in Pubbliche Amministrazioni e Organizzazioni Internazionali (Giurisprudenza), ho lavorato in radio, nei giornali cartacei e on line, fino ad approdare negli uffici stampa, per comprendere e gestire una comunicazione a 360 gradi: dalla cronaca nera, alla presentazione di progetti teatrali, dalla comunicazione sanitaria al life style, dal social al food.