L’importanza della collaborazione con la scuola e le famiglie

Il tutor dell' apprendimento si inserisce come risorsa complementare rispetto all’insegnamento. Sebbene agisca in un contesto privato e informale, il suo obiettivo è integrarsi con il percorso scolastico, per fornire un più ampio spazio dedicato agli interventi a supporto dell’apprendimento rispetto a quello che la scuola può offrire. La relazione tra il tutor dell'apprendimento e la scuola non è sempre priva di difficoltà.

Di ANNA MARIA CARBONE

Il tutor dell’ apprendimento si inserisce come risorsa complementare rispetto all’insegnamento. Sebbene agisca in un contesto privato e informale, il suo obiettivo è integrarsi con il percorso scolastico, per fornire un più ampio spazio dedicato agli interventi a supporto dell’apprendimento rispetto a quello che la scuola può offrire.

La relazione tra il tutor dell’apprendimento e la scuola non è sempre priva di difficoltà. La mancanza di un riconoscimento istituzionale formale limita il dialogo e la collaborazione tra tutor e insegnanti. Tuttavia, i rapporti tra le scuole e i tutor dell’apprendimento non sono ancora regolamentati da un quadro normativo specifico, ma sono regolati indirettamente da normative relative all’autonomia scolastica, ai percorsi personalizzati, all’orientamento e a linee guida ministeriali per l’inclusione.

A partire dalla Legge 59/1997 e dal DPR 275/1999, viene riconosciuta l’autonomia organizzativa e didattica delle scuole, che possono integrare attività extrascolastiche nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa, includendo eventuali collaborazioni con soggetti esterni per progetti educativi complementari. Successivamente saranno la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012, la Legge 170/2010 e la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012, rafforzate dalle Linee guida per l’inclusione del 2018, a enfatizzare l’importanza di un approccio personalizzato e a incoraggiare interventi mirati anche con tutor dell’apprendimento, sottolineando la necessità che il loro contributo sia concordato con la scuola e la famiglia e documentato in strumenti come il PEI o il PDP.

La normativa attuale, riferita principalmente ai percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, prevede la collaborazione con figure esterne, inclusi i tutor extrascolastici, per la Scuola Secondaria di secondo grado in contesti come i PCTO (Decreto 4 settembre 2019, n. 774 e le Linee guida del 2023) e all’interno delle Linee guida per l’orientamento (DM n. 328/2022). Nelle Secondarie di primo grado, la collaborazione tra l’istituzione scolastica e i tutor dell’apprendimento è prevista anche nell’ambito dell’attivazione dei moduli di orientamento di almeno 30 ore per anno scolastico. Questi moduli possono includere attività extracurriculari o di supporto esterno, con il coinvolgimento di tutor specializzati per favorire l’apprendimento personalizzato e il sostegno a studenti con necessità specifiche. Tuttavia, le eventuali collaborazioni devono essere integrate nel PTOF dell’Istituto e coordinate con i docenti tutor e i docenti del proprio tutee.​

Oltre alla normativa specifica, è necessario conoscere anche le Raccomandazioni che il MIM fornisce alle Istituzioni scolastiche rispetto alla collaborazione con i tutor esterni. La scuola non può imporre tutor privati alle famiglie, i quali hanno la libertà di scegliere tutor esterni per supportare propri figli nello studio e nel potenziamento delle competenze. Inoltre, gli insegnanti non dovrebbero ricoprire il ruolo di tutor esterno per alunni del proprio Istituto per evitare incompatibilità non opportune. Ultima, ma non meno importante, è la possibilità di accedere ai dati personali e alle informazioni scolastiche dello studente da parte del tutor dell’apprendimento solo con il consenso della famiglia, come ribadito anche dal Codice della Privacy (Regolamento UE 206/679-GDPR).

 Alcune Regioni gli Uffici Scolastici Regionali, come gli USR Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, o alcune scuole hanno elaborato protocolli locali per regolare con accordi specifici la collaborazione tra scuole e soggetti privati e supportare al meglio gli studenti nel loro percorso educativo. Pertanto, è opportuno consultare le direttive specifiche e ricercare un confronto diretto con l’istituzione scolastica dei propri tutee per comprendere le procedure e le modalità adottate.

Purtroppo, anche laddove è condiviso il riconoscimento del tutor dell’apprendimento può emergere una percezione di sovrapposizione di ruoli o una mancanza di comunicazione. Tuttavia, solo con un approccio collaborativo, si possono creare sinergie potenti. Il tutor dell’apprendimento non è solo un “facilitatore di compiti”, ma un mentore che guida lo studente verso il successo scolastico e personale, integrando conoscenze, competenze pratiche e capacità relazionali. La scuola, dal canto suo, può beneficiare di un alleato che aiuta a colmare lacune, potenziare talenti e promuovere un apprendimento autentico.

Dalle riflessioni fin qui esposte risulta evidente che la sinergia tra scuola e tutor dell’apprendimento rappresenta una risposta concreta alle esigenze di personalizzazione e inclusione educativa. Attraverso un dialogo costante, il coordinamento delle risorse e l’adozione di strategie condivise, è possibile creare un ecosistema formativo capace di sostenere ogni studente nel suo percorso di crescita.

 

Presentazione

 
Laureata in Pedagogia all’Università di Firenze, già docente di scuola primaria e Direttrice Didattica, Dirigente Scolastica dell’IC Grosseto 4. Si occupa di ricerca e formazione in campo pedagogico-didattico, in collaborazione con esperti di IAIA Italia, di DIDEMO e  in più Reti di scopo (benessere, scuole Green, valutazione, emozioni ed empatia), tra cui la Rete Labsto21, per un Curricolo Sostenibile di Storia, di cui la sua scuola è capofila. Impegnata nell’Associazionismo, ha conseguito un Master sulla Didattica delle Emozioni. E’ formatrice per SaperePiù, per il Gruppo Editoriale La Scuola e per l’Associazione nazionale AIT (Associazione Italiana Tutor), della quale fa parte come membro del Consiglio Direttivo.