Professione a confronto: tutor vs pedagogista

Essere pedagogisti a volte sembra una cosa da nascondere, ma grazie alla legge 55/2024 appena uscita abbiamo visto come una luce in fondo al tunnel e siamo diventati una  figura apicale. Beh, noi siamo figure che non si limitano a prendere atto di quello che le altre professioni fanno: lo valutiamo in base all’interesse esclusivo delle persone che sono coinvolte nell’azione didattica o educativa. Puntiamo al cambiamento, ma nei tempi richiesti dall’essere umano, sempre unico e speciale.

di CRISTINA FRANCESCHINI

Essere pedagogisti a volte sembra una cosa da nascondere, ma grazie alla legge 55/2024 appena uscita abbiamo visto come una luce in fondo al tunnel e siamo diventati una  figura apicale.

 

Beh, noi siamo figure che non si limitano a prendere atto di quello che le altre professioni fanno: lo valutiamo in base all’interesse esclusivo delle persone che sono coinvolte nell’azione didattica o educativa. Puntiamo al cambiamento, ma nei tempi richiesti dall’essere umano, sempre unico e speciale. Vogliamo sempre capire quali sono gli obiettivi di una determinata azione educativa. Per quanto riguarda l’apprendimento, accogliamo tutte le indicazioni delle neuroscienze per tradurle in metodologie educative e didattiche ad uso degli insegnanti. Costruiamo o ricostruiamo contesti relazionali dove poi singoli interventi trovano la loro cornice. Ci facciamo domande e le poniamo agli altri professionisti. Li formiamo a chiedersi cose come: Ci hai pensato alla progettazione a lungo termine? Agli obiettivi? Hai valutato se vale la pena somministrare un test, inviare un bambino per una valutazione psicologica? Hai inteso che fai parte di un intervento più complesso e non sarai tu da solo a gestire la situazione? 

Il pedagogista viene quindi riconosciuto come colui il quale dovrebbe coordinare tutte le altre figure che ruotano intorno alle persone nei contesti educativi. E dovremmo tornare nelle scuole, ad affiancare gli insegnanti.  Analizzare le relazioni, cercare di promuovere il fattore umano sopra ogni cosa. Siamo noi che dibattiamo sulle metodologie,  perché è il nostro compito e presto avremo un Albo. 

Il tutor dell’apprendimento è una figura diversa da quella del pedagogista e non può diventare tale, mentre ci sono pedagogisti come me che sono anche tutor dell’apprendimento, se lavorano con i tutee con la modalità richiesta per esserlo.

Il tutor dell’Apprendimento secondo quanto AIT ha depositato al MIMIT dopo l’uscita della L 55/2024 è una figura diversa dalle altre figure riconosciute da quella Legge. Si occupa di attivare nel tutee le competenze che gli servono ad apprendere in modo significativo. È un tecnico dell’apprendimento e come tale può anche non essere laureato e se lo è, non necessariamente in discipline afferenti alla Psicologia o le Scienze dell’educazione. Il Tutor dell’apprendimento è un tecnico che usa metodologie validate e risorse aggiornate, per facilitare il tutee nel raggiungimento di autonomia e piacere di apprendere. Agisce nella relazione e fa parte della rete degli interventi che magari è coordinata da un pedagogista o da uno psicologo, oppure senza che nessuno lo coordini, usa la sua creatività e la sua passione per intercettare i bisogni del tutee, chiunque quest’ultimo sia, e trasmettergli le strategie per imparare ciò che desidera imparare. Di più, il tutor dell’apprendimento questo desiderio lo fa anche nascere, quando non c’è. Perché in primo luogo è proprio lui ad averlo. Un tutor a cui non piace imparare non può fare il proprio lavoro. Spesso, infine, il tutor dell’apprendimento è lasciato solo a cavarsela da tutte quelle figure che si chiudono in uno studio a fare diagnosi o  consulenze e magari non sanno come fare una mappa di Storia. Senza il tutor, tutto ciò che il pedagogista progetta, che lo psicologo diagnostica, che il genitore desidera, che l’insegnante pontifica…non si potrebbe realizzare. E avrebbe bisogno di una formazione iniziale garantita con standard di qualità certificati. E di un Albo. Ha bisogno di potersi confrontare con altri tutor e di essere supportato nella propria crescita di consapevolezza di quali siano le sue prerogative. Per questo c’e  AIT. Il tutor è quello che lavora sul campo soprattutto fuori dalla scuola, a tu per tu con tutee nel lavoro uno a uno o in piccolo gruppo e che ha anche lui un difetto di fabbrica: non sei uno psicologo, non sei un pedagogista, non sei un insegnante: quindi chi sei? Un tecnico dell’apprendimento, un professionista autonomo che sa lavorare con gli altri ma anche da solo, che non fa consulenze e non diagnostica, non pontifica ma accoglie il tutee con le sue caratteristiche e sa inventare un modo per insegnare le tabelline a un bambino che non riesce ad impararle, o cercare un tutorial sull’uso del pianoforte per un bambino gifted che non ha ancora nemmeno il pianoforte. Ma ha il suo tutor dalla sua parte e quindi non c’è dubbio che riuscirà ad imparare tutto quello che vuole.

Presentazione

Sono diventata pedagogista per imparare ad insegnare a chi insegna…e prima di diventare pedagogista, sono nata tutor dell’apprendimento e tale sono rimasta. Ho iniziato con i miei compagni di scuola, ho continuato all’Università con i ragazzi di un semiconvitto per minori affidati dai Servizi sociali e ho proseguito per questi ultimi 30 anni a pensare, studiare e migliorarmi per rispondere ad una sola domanda: come mai a me piace studiare? Perché mi viene facile? Come posso trasmetterlo ad altri?