Di CAMILLA HAGERDOORN
Quanti di noi prima di un viaggio controllano di aver messo in valigia tutto il necessario?
Lo stesso accade nel percorso di apprendimento quando verifichiamo di aver messo nella cassetta degli attrezzi strumenti e strategie, con consapevolezza e impegno, per osservare il panorama circostante con occhi aperti verso il mondo, a 360°. In un percorso di tutoring, ove il tutor funge da facilitatore dell’apprendimento, i tutee possono elaborare, creare e usare gli strumenti (cartacei e/o digitali) di cui hanno necessità attingendo alle proprie risorse, perseguendo gli obiettivi di apprendimento e mantenendo così alta la propria motivazione.
Facciamo un altro passo in avanti andando a descrivere che cosa si intende per “metodo di studio” e come questo interagisce con gli strumenti e le strategie per il tutoring. Con il termine “metodo” ci si riferisce all’insieme di azioni pianificate che permette allo studente, alla fine dello studio, di acquisire nuove competenze e conoscenze. Entriamo più nello specifico.
Mettiamo caso che dobbiamo studiare un testo di letteratura sul G. Leopardi (vita, opere e brani). Quali saranno le tappe del nostro viaggio?
Tappa n. 1: verifichiamo di avere il necessario per svolgere un buon lavoro come, ad esempio, il materiale ordinato e a “portata di mano”. Lo studio risulta funzionale se l’ambiente attorno a noi è confortevole (senza distrazioni) e strutturato quindi, se possibile, prevediamo brevi pause per ricaricare le energie e tornare sul compito con serenità.
Tappa n. 2: pianifichiamo il nostro operato creando un planner settimanale che preveda impegni scolastici ed extrascolastici. E’ un efficace strumento per organizzarsi al meglio durante un arco di tempo preciso. Inoltre, possiamo usare una lavagnetta al fine di programmare cosa studiare prima e cosa dopo. Ti svelo un segreto: iniziare dalla materia che ti sembra più impegnativa ti permette di affrontare lo studio… tutto in discesa!
Tappa n. 3: affrontiamo lo studio sfruttando al meglio il tuo stile di apprendimento, dopo averlo individuato. Esso può fornirci indicazioni preziose che, se ascoltate, possono migliorare la qualità dello studio.
Quindi la vera domanda è… che cos’è lo stile di apprendimento? E’ la modalità che un soggetto usa di più al fine di maneggiare una “novità”, facendola sua.
Con la premessa che non esiste uno stile migliore dell’altro e ogni soggetto possiede un livello meta-cognitivo differente, il canale sensoriale prediletto (che può essere uno o più di uno) come i modi di elaborare le informazioni e la tipologia di linguaggio preferito di una persona possono essere differenti da una persona all’altra. Che cosa comporta questo? La necessità di approcciarsi all’apprendimento con strategie e strumenti personalizzati efficaci come, ad esempio, mappe concettuali e/o mentali, formulari, glossari, sintesi vocale, libri digitali e colori.
In aggiunta, in casi di studenti con alle spalle particolari realtà come, ad esempio, caratteristiche speciali bisogna ancor più prestare attenzione a questo aspetto in quanto cruciale per vivere con serenità il percorso di apprendimento. In questo modo si può avere l’opportunità di ottenere traguardi importanti esultando per gli obiettivi raggiunti (e non solo per i voti) come per gli errori compresi poiché nel viaggio apprenditivo comprendere a apprendere vanno di pari passo. L’errore è un “fatto fisiologico” che, una volta capito, può essere un valido alleato per fare quel salto che senza di esso non avremmo avuto la possibilità di compiere.
Alla luce di ciò, ci tengo a mettere in evidenza come ogni studente, in qualità di soggetto unico e irripetibile, nel percorso di tutoring, può mettere le mani sul volante ed essere il protagonista del suo percorso di formazione, scolastico e non, poiché… Tutorando si può!
Presentazione
Camilla Hagedoorn, Tutor dell’apprendimento specializzata professionista e referente Associazione Italiana Tutor dell’area Emilia-Romagna.
Oplá, eccomi qua! Sono Camilla e sono una tutor dell’apprendimento professionista specializzata in BES e ADHD. Cosa amo del mio lavoro? Gli sguardi meravigliati e consapevoli di chi osserva con occhi diversi lo studio, i sorrisi ritrovati grazie a un metodo “su misura” e la scioltezza nel divenire sempre più autonomi nel proprio percorso di formazione.
La mia parola-chiave: viaggio.
Il mio è iniziato durante la scuola primaria e ha avuto una svolta importante quando ho scoperto, da sola, di essere dislessica. Da allora tutto ha assunto un aspetto diverso e la comprensione per le mie caratteristiche mi ha portata a essere sempre più motivata nel rendere accessibile a tutti lo studio. L’amore per il sapere è stato un ottimo compagno di avventure, dal volontariato all’università e, per finire, nel lavoro.
P.s il mio cognome è straniero ma sono completamente italiana già a partire da mio nonno.